Era sera tardi e non avevamo mangiato. Tu guidavi e sceglievi la musica mentre parlavamo di niente, con leggerezza. La strada era bagnata dalla pioggia e rifletteva nelle pozze le luci gialle dei lampioni, il cielo era nero nero e i palazzi erano così lucidi da sembrare nuovi. Un ragazzo occupava quasi tutta la corsia su una bicicletta altissima, come quelle del 1800: una ruota enorme e lui in alto a pedalare. Mi ricordo che quando ti ho chiesto come avrebbe fatto a scendere tu mi hai risposto “piuttosto, come ha fatto a salire?”. Poi l’abbiamo superato, abbiamo svoltato a destra e ripreso il filo delle nostre conversazioni sconclusionate.
Mi stupisce la mia recidiva abilità di registrare ogni dettaglio.
Mi piace la mia recidiva abilità di non dare troppo peso alla poesia.