Prima della prima

Prima della prima

Mi ero ripromessa di smettere il giorno in cui non mi sarei più emozionata.
E la decisione era quasi presa.
Non la sentivo l’eccitazione nell’aria, non sentivo più l’attesa, il desiderio.

La prima volta è stata un botta forte.
Il batticuore, la trepidazione con cui mi sono legata i capelli. Li portavo corti, allora. Ero riuscita però ad annodarli stretti sulla nuca, le ciocche ribelli ingabbiate in una serie di mollettine civettuole. E quello che meglio ricordo ora è il freddo, il contrasto tra l’oro dentro e il buio fuori, il male alle gambe a fine serata.

La seconda volta, è stata la meno dura. Ma è stata anche la più lunga.
Me la sono goduta dall’inizio alla fine. Sebastiano mi prendeva in giro per la pessima idea di aver messo le scarpe nuove. C’eravamo noi, tutti radunati, belli, tirati a lucido. E i cavalli, fuori, dio che spettacolo, e i fiori.

La terza. Ero eccitata all’idea da mesi. Si torna a casa. E le risate con Nicholas, la nostra seggiola di legno scuro e raso rosso, le chiavi da provare "Pensa se si inceppa", le serrature nuove, i suoni ovattati.

E poi tutto quello che è successo. Le assemblee. La rivolta. Qualcuno che entrando di corsa urlava la notizia, gli altri a controllare su internet, la festa.
Sentirsi parte di qualcosa, nel bene e nel male.

L’ultima mi aveva sfinita. Tanto da non lasciarmi nemmeno l’energia per festeggiare, dopo. L’immagine è quella delle banconote che volano, delle monete che buttiamo a terra con le mani, e tutti quei soldi che si accumulano, e noi a spostarli a manciate, a toglierli, a spazzarli via e a ridere, avanti e indietro sui miei tacchi, scivolando sulle monete, calpestando le banconote.

Credevo che quest’anno sarebbe stato diverso.
C’è un brutto clima, e poca voglia.
Ero sicura fosse arrivato il momento di smettere, dopotutto.

E invece sono qui come una scema con il cuore che fa a gara con l’adrenalina, a pensare a come pettinarmi, e al trucco migliore. Sì. Deciso per il rossetto scuro, rosso, come una ciliegia matura.

S.Ambrogio, protettore di tutte le maschere della Scala, mandacela buona anche quest’anno.

9 Responses »

  1. anch’io ho fatto la maschera. quattro lunghi anni, ho visto e sentito di tutto. era il “mio” teatro. Ora quando ci torno, vengo trattata (giustamente) come un’ospite… in quella che era casa mia.

    Ma poi…tutti i teatri sono uguali. Son le note che ci stan dentro ad essere diverse.

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