Ti abbandoni, liberi le mani, non ti piace stare sveglio
meglio di così non saremo mai
meglio di così non saremo mai
Dovrei controllare se esiste in italiano il verbo infolarmarsi, o se si usa solo a casa mia.
Ma è troppo tardi. Nel senso che è notte fonda, che gli occhi mi si chiudono e che oramai l’ho scritto.
Vado avanti.
Arrivata ad un punto di noia tale da dimenticarmi completamente dalla situazione, mi sono infolarmata tutta. Mettiamola così, mi sono fomentata. Si capisce meglio?
Tasto bianco tasto nero, nota bianca nota nera. Sentivo che mi scappava da ridere, dovevo essere uno spettacolo. E infatti, appena ho sganciato le braccia dalla tastiera è scattato un appaluso. Lungo, lungo, di tante persone, tutte insieme. E mi ha stupito, quasi imbarazzato. Poi la teatrante consumata si è alzata in piedi, accennando inchini a destra e manca e soffiando qualche bacio qua e là, il solito sorriso beffardo mentre pensavo:
"Ma cosa ascoltate, non era mica per voi, era solo per me, tutto per me. E’ mio, soltanto mio, è il mio tesssoro"
Ma è troppo tardi. Nel senso che è notte fonda, che gli occhi mi si chiudono e che oramai l’ho scritto.
Vado avanti.
Arrivata ad un punto di noia tale da dimenticarmi completamente dalla situazione, mi sono infolarmata tutta. Mettiamola così, mi sono fomentata. Si capisce meglio?
Tasto bianco tasto nero, nota bianca nota nera. Sentivo che mi scappava da ridere, dovevo essere uno spettacolo. E infatti, appena ho sganciato le braccia dalla tastiera è scattato un appaluso. Lungo, lungo, di tante persone, tutte insieme. E mi ha stupito, quasi imbarazzato. Poi la teatrante consumata si è alzata in piedi, accennando inchini a destra e manca e soffiando qualche bacio qua e là, il solito sorriso beffardo mentre pensavo:
"Ma cosa ascoltate, non era mica per voi, era solo per me, tutto per me. E’ mio, soltanto mio, è il mio tesssoro"
Questi attimi di magia che a me durano sempre troppo poco.
Da dietro il mio riparo sicuro di vasi natalizi che mi nascondono alla vista di chi entra, un coso coi capelli ispidi si è affacciato, attratto immagino dall’applauso, mi ha guardato stralunato, poi si è girato verso i suoi compari dicendo "oh, non è un disco, c’è una figa che suona…"
eccomplimenti per le dita d’oro e per la faccina da figa…. però ad “infolarmare” davvero non gli trovo un verso….
ma no! anche il commento del tipo, in fondo in fondo, è un prolungamento di quella magia…
io ne sarei stata fiera! (soprattutto per la figa!)
non è che sia proprio la sineddoche che preferisco, veramente…
..anche perchè, è risaputo, le fighe che cuccano son quelle sotto il palco. Quelle che suonano, sembrano inavvicinabili. Purtroppo.
micca vero. la ragazza sul palco è quella più difficile da stendere, dunque, per definizione, l’unica con cui vale la pena di provarci. non è che *tutti i maschi del mondo* siano privi di autostima, solo la maggior parte. eh!
ora provo ad infolarmarmi
io lo amo, quando dice *maschi* e non uomini…
ahhh
un pubblico di poeti.
è sempre così, quando si fanno le cose per sè, piuttosto che per gli altri, vengono sempre meglio
uè bella figa… oggi mi sento peter pan anche io… saranno gli stivali flosci e le collane a fiori. ma non volo, anche perché l’ultimo che l’ha fatto da queste parti non ha capito che saltando fuori dal quarto piano passava per suicida e non per poeta. aspetto di volare nelle braccia dell’ammore.. mi manca la scrittura.
inosmma.. solo un saluto (v.)
Be’, sarebbe stato peggio se avesse detto: “C’è una cozza che suona.” No?
Belle gratificazioni comunque.
Suonare e restare nell’indifferenza altrui, benché si suoni per se stessi, non è comunque di alcuna soddisfazione.
Auguri
Alessandro
fast, ho stampato il commento, fatto fotocopie e fatto distribuire all’ingresso dei concerti. se non mi fidanzo entro fine mese, facciamo i conti!
alla pianista più figa che ci sia in giro, lascio gli ennesimi auguri di buone feste, che tanto gli auguri non vanno mai a male e non son nemmeno nocivi…
Non vieni più ad infolarmare il blog?
Ciao, non so quando è stato scritto questo post, non so da chi.
So solo che stasera, a cena con amici, ho usato il verbo “infolarmare”, termine per me normalissimo, da sempre sentito usare in casa, dai miei genitori, e tutti, compresa mia moglie, si sono stupiti. Ho preteso che fosse un verbo della lingua italiana, anche se poco usato, ed abbiamo controllato sullo Zingarelli… niente.
Ne sono seguiti lazzi e frizzi e considerazioni divertenti sul lessico famigliare, e sul suo fascino.
Poi a casa, cercando, ho trovato questo post, scritto più di tre anni fa, dentro a un blog che chissà mai se è ancora attivo…
Chiunque tu sia, c’è una parola sconosciuta ai più, inesistente per la lingua ufficiale, che accomuna le nostre famiglie.
Tutto questo è fantastico!
Ciao
Michele