Mi punge nuova vaghezza

Mi punge nuova vaghezza

Il corridoio era pieno di gente che si affettava, chi verso l’uscita chi verso l’interno. Io ero tra quelli che correvano verso l’uscita, e in testa mi girava una frase: "Mi punge nuova vaghezza". Chissà dove l’ho sentita, chissà se l’ho inventata, forse è il verso di una poesia o di una canzone, o forse è solo un collage prodotto dalla mia mente. Mi punge nuova vaghezza. Il corridoio e stretto, tra le due porte taglifuoco con gli oblò di vetro, mi sono fatta su un lato, per far passare chi veniva in direzione opposta senza perdere il ritmo. La sigaretta già in bocca, cappotto allacciato, mi punge nuova vaghezza di essere fuori finalmente e accendere. Mi punge nuova vaghezza. E incrociamo così gli sguardi e i lembi delle sciarpe si sfiorano. Come in un film, quando la scena viene montata al rallentatore. Sospesi, occhi negli occhi, ognuno in corsa in due direzioni diverse. Mezzo sorriso, le teste che si voltano, nessuno dei due si ferma per non perdere il ritmo, e io ho una sigaretta da accendere al più presto. Ma mi punge nuova vaghezza di quegli occhi scuri, di quel mezzo sorriso. Ti conosco? So chi sei? Solo un’altra volta ho provato questa sensazione di riconoscimento impreciso e impossibile. Eravamo ad una festa, lui è entrato con una ragazza bionda. Io ero con il mio ragazzo di allora. Ci siamo visti, abbiamo riso alla nostra presentazione. E poi tutta la sera. Abbiamo riso e parlato, e scambiato ricordi, come se, sì, sembra banale, ma era davvero così fra noi: come se ci conoscessimo da una vita. Poi la festa è finita, ognuno è tornato nella sua casa, numeri di telefono scambiati. Ci siamo rivisti solo un’altra volta. Ma in ogni luogo lontano in cui ti portava il tuo lavoro, nella stanze d’albergo e nelle sale spaziose, mi mandavi un messaggio, e quando tornavi a Torino mi telefonavi. Io compravo tutti i giornali quando parlavano di te, e i tuoi cd, e anche una rivista con la tua foto a colori. Umberto…
Mentre accendo la sigaretta mi viene in mente la tua foto. I tuoi capelli leggeri, il tuo mezzo sorriso irresistibile e sornione… Umberto! La foto, tu. E appena realizzo, so che sei tu che mi stai prendendo per un braccio, mi giro, ridiamo, ci abbracciamo. E’ così che va tra noi.
- stai bene
- anche tu
Per un attimo, di nuovo quella sensazione, incredibile, di trovarsi davanti a chi sa tutto di sè
- e…
- no, ci siamo lasciati
- ah, sì anche io e…
- lo sapevo
- curiosa!
E per un attimo, un attimo solo, attenzione, ognuno con le mani aggrappate alla sciarpa dell’altro, abbiamo guardato in quello che non sarà mai. Di nuovo mezzi sorrisi. Senza imbarazzo.
- ora vivo con…
- sai, io sono sempre in giro…
- però chiamami quando sei a Milano!
- ma tu, mi vuoi sempre bene?
- lo sai che te ne voglio! E tu?
- come nell’altra vita, quella in cui sei stata sicuramente mia. Ci beviamo qualcosa?
- naaa…
- mi stupisci!
E mi punge nuova vaghezza che tutto questo sia piuttosto assurdo.
Freddo sulle guance, cammino veloce verso la metro, e mi porto dietro il sorriso a metà di Umberto. Le anime simili si incontrano prima o poi, almeno nei film.
Noi continueremo a reincontrarci, di vita in vita.
Non è questa quella in cui ci apparteniamo.
Butto la sigaretta, contenta.
E’ bello sapere che ci siamo, da qualche parte, e che ci vogliamo bene.
Mi punge nuova vaghezza, poi: chissà dove l’ho sentita, e chissà cosa vuol mai dire.

6 Responses »

  1. Ora, io spero che umberto non sia umberto e che tu non sia tu… Comunque la situazione l’ho presente… quanto a mi punge vaghezza, non si usa per gli alimentri? Tipo che al primo “mi punge vaghezza di un cioccolato” e al dolce “mi punge vaghezza di una pasta”

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