I miei J.

I miei J.

Sa scrivere.
Io leggevo, e leggendo mi innamoravo.
Amore fatto di blog, e-mail, sms, senza suoni, nel mio mondo di strani silenzi e musica.
Questa è la data, di quando ancora sapevo sognare bene.
"Hai talento", mi diceva, e io mi vergognavo.
Stanotte, mi sono svegliata all’improvviso: tu fatto di carne e materia, così concreto e denso steso al mio fianco, e lei leggera e impalpabile, la donna fatta di parole, la chiamavo così, di cui ancora non ho mai sentito nemmeno la voce.
Così distanti, agli estremi dell’esperienza. Eppure. Avete talmente tante cose in comune, non me ne ero accorta.
E’ strano.
La stessa iniziale del nome. E me.  

"3 Aprile 2004

A J.

Una piccola ossessione per quando se ne ha voglia.
Ecco cosa stai diventando, piano piano.
Mi cullo in pensieri distaccati, formo dei mosaici con le immagini inconsuete che incontro durante la giornata.
Ieri sera, ad esempio, eri un tacco scalpitante, il suono delle nacchere di due ballerine di flamenco.
Avessi visto come si intrecciavano le loro braccia e i loro sguardi!
Si sorridevano, si giravano intorno, battevano i piedi ritmicamente.
Quei movimenti rapidi della testa, nelle giravolte: come a non potersi perdere nemmeno un istante occhi negli occhi una dell’altra. Erano afferrate l’una all’altra per gli occhi, per lo sguardo.
Ecco quello che vorrei essere per te. O almeno quello che vorrei tu potessi essere per me.
Ma come sempre mi sto arenando in nostalgie inutili e ingiustificate, e forse è meglio restare per sempre così:
poche lettere che di tanto in tanto si sfiorano."

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