Cose semplici e banali

Cose semplici e banali

Oggi le mie mani sembrano d’avorio
è l’inizio di una nuova era anche per me

Legato, staccato, portato, ribattuto, analisi armonica, variazione ritmica, con la parte, a memoria, daccapo e via. Tasto bianco, tasto nero, sono un chirurgo dalle mani precise ed immobili. Tasto nero, tasto bianco, sono l’equilibrista che ti fa ingoiare le lacrime e lo stupore. Cadenza, rispesa, variazione, cadenza e stop. Sono concentrata e diffusa, tecnica impeccabile, polso sciolto, spalle basse, collo libero, e via. Daccapo: variazione, attenzione all’armonia, la memoria vacilla, ma le mani sanno dove devono andare. Emozioni automatiche, autocontrollo, tecnica ineccepibile e via. Da capo al fine, ripesa, cadenza e stop. Sono dentro alla tastiera, oggi le mie mani sembrano d’avorio. Mani e tasti, un tutt’uno, mente aperta, cuore chiuso. Dove trovo questa forza ancora non lo so, sembro una statuina di porcellana, fragile e demodée, sembro uscita da un quadro rosicchiato dal tempo, altro che "leone di palcoscenico". Respiro, ribattuto, ripresa, cadenza, variazione ritmica, studio per posizioni, analisi armonica, tutto si fissa nella memoria e nelle mani. Spero. Cadenza d’inganno, ripresa, cadenza perfetta e stop.

Oggi è mattino e mi ha afferrato lucido
e se fossimo noi ad esser sbagliati
e se fossimo noi pazzi e malati
hai il coraggio o no?

Dopotutto, questa è l’unica cosa che so fare. O la va o la spacca. Da quanti anni me lo ripeto, e finora è sempre andata.

Cose semplici e banali per riconciliarmi
con gli anni sprecati
e dentro ci sei tu

Anche se poi a loro non l’hai mai detto, non importa: sarà il nostro segreto ben custodito. Però un po’ mi secca, sai? Ti sei sempre fatto passare come quello che mandava avanti la musica, come quello che studiava, convinto, quello che ce l’avrebbe fatta, come quello che… vabbè, non importa. Tanto sono i fatti a parlare. E con questo comunque ti auguro ogni bene. Però sai, ti perdono tutto, ma questo un po’ mi è difficile da mandare giù. Ma ora mi devo concentrare sul mio. L’ avevo già fatto questo passaggio, lo sai? Avevo quattordici anni, ero stufa di fare da balia ai violinisti e avevo deciso di puntare tutto solo su di me. E anche quella volta c’era Mozart di mezzo. Ma questa, come si dice, è un’altra storia. Però mi secca, pensare al tuo giro di amici fermi al palo, che non sanno quello che la gente diceva di me, e quello che diceva di te, e che invidiano e sparlano. Non ho bisogno di esserre ammirata, mi basta la stima che mi sono sempre guadagnata. Suonando, non facendo public relations. Tanto il talento non si commercia, mantiene il suo valore anche davanti alle ipocrisie. Però mi piace l’idea che un giorno gli dirai che io sì che ero veramente brava rispetto a te e a loro tutti. Ma non lo farai, e anche se un po’ mi secca, ti terrò su la parte.

grazie a tutti per davvero
siamo alla fine
e ho perso l’inizio
ma ho un senso in più.

E sì, ho anche iniziato ad ascoltare gli Afterhours. Qualche problema? O possiamo farcela una risata ogni tanto?

6 Responses »

  1. ecco dove l’avevo già sentita questa canzone..

    beh che c’è di male nell’ascoltare gli afterhours. a me piacciono ;)

    cmq si..un po’ di invidia c’è..talento..beata te..chissà se prima o poi ti sentiro’ mai suonare..

  2. sei terribilmente in equilibrio precario. tra un po’ potresti fare come me, che un giorno misi sopra Hindemith un bel real book. E tutto fu più confuso (ma molto flauta).

    Beh…un bel mozart insieme si potrebbe eh?

    E poi…e poi ti scrivo una cosa.

    Alle spalle, dai tempi appresso al diploma ad oggi, ho visto tanti geni della musica andar a fare i rappresentanti e le casalinghe. Quelli che tessevano i peggior pettegolezzi mentre si trombavano gli insegnanti, quelli che ti rubavan le parti sul leggio dell’orchestra, quelli che si aspettavano riconoscenza se ti concedevano un concerto insieme.

    La musica, a Milano come a Venezia, è sempre lo stesso ambiente di merda. Ma forse, e mi sa a te quanto a me, sto mestiere piace. Che a me almeno, suonare piace, da morire. Che non c’è niente che mi faccia vivere così. Che la magia che crei, che l’empatia che nasce con chi suona con te (quello giusto) è meglio di una notte d’amore con l’uomo dei sogni.

    Ma questo non lo capisce nessuno. Tantomeno quelli al palo…

    Ciao Mala. Mi piaci tanto quando sei “te” a scrivere.

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