Ciclotimia

Ciclotimia
Vado su, su, su
Vado giù, giù, giù
Poi rivado su, su, su
Ma poi ritorno giù, giù, giù

Essendo una fanciulla d’altri tempi, come oramai sono abituata a considerarmi, per un periodo della mia vita ho avuto un mentore.
Il mio mentore sosteneva che non ci fosse nulla di patologico, e che il mio fosse semplicemente il tipico carattere "malinconico": naturali per me i passaggi obbligati dai pensieri più cupi che arrivavano ad annichilire ogni gesto, a un’ euforia vitalistica sfrenata e sfrontata.
"Quando non sei in lotta col mondo, sei in lotta con te stessa".
Mi diceva di pensare a Vivaldi, e a quanto mi assomiglia. Frenetico. E poi straziante. E poi di nuovo frenetico. Le pause di equilibrio tra un punto estremo e l’altro sono solo nei silenzi che separano tra loro i movimenti. Io trovavo il mio punto di quiete nel sonno, ottimo rifugio dal mondo braccatore e braccato, e soprattutto da me.
Come ogni malato ama nel profondo la propria malattia, nello stesso modo nascosto e perverso io amo il mio carattere tipicamente malinconico, questo continuo bungee-jumping nelle profondità che mi scopro dentro. In realtà lo odio. Non so se lo odio di più quando sono giù giù giù e piango per le pubblicità della Barilla, o quando sono su su su e mi sembra tutto talmente semplice che faccio danni con allegra nonchalance. O peggio ancora forse sono le fasi intermedie, quando penso che sia tutto completamente sottocontrollo, e me la racconto così e ci credo pure.
Adesso poi che ho pure scoperto che non si tratta solo di un tratto caratteriale, ma di una sorta di patologia, ho paura che mi venga tolto, curato, guarito. E sì, io vorrei fortissimamente toglierlo, curarlo e guarirlo. Da un lato. Dall’altro, sono nella fase intermedia ora, credo, e quindi penso che non ce ne sia bisogno. E’ solo il tipico carattere malinconico, come Vivaldi, è pure bello. E’ tutto sottocontrollo.

8 Responses »

  1. Sodoma,

    il dottore non ce l’ho

    prima o poi lo cercherò

    se avrò tempo, non lo so

    ambarabà ciccì coccò

    ;)

    Jud, mah, credo che diventi solo più gestibile. Riconoscere le avvisaglie degli up, soprattutto, più che altro per chi mi sta intorno.

  2. ciao Vale,

    questo post mi dà una specie di sollievo.

    Mi riconosco in ogni parola.

    E io che pensavo fossero le troppe droghe in gioventù….

    Invece è una patologia vera e propria, il che mi libera da responsabilità e sensi di colpa.



    comunque, se questo può essere di sollievo a te, la vita coniugale e la convivenza, te ne sarai già accorta, aiutano a tenere sottocontrollo la patologia pur senza estirparla.

    Oggi, quasi non mi ricordo più quel dolore sordo e annichilente della mia anima che piangeva disperata, per sentirsi così tanto sola in mezzo alla festa.

    Ciao buone vacanze a te e allo spadoni.

    P.S. come si fa a fare i pupazzetti a propria immagine?

    Manuela

  3. Io li chiamo ormoni per scaricare ogni responsabilità. Piango di gusto almeno una volta al mese e poi mi sento sollevata. Per il resto rido, faccio danni e faccio ridere. Ma di cambiare queste cose non se ne parla, bisogna solo esserne consapevoli e autoironizzare. Tu, mi sembra, ci convivi bene. :)

  4. Fantastico è navigare nell’immenso mare della Rete e trovare questi piccoli scogli a cui aggrapparsi per potersi ricredere del non essere i soli a lottare in balia della corrente alternata della ciclotimia….io mi definisco “uno yo-yo”, in perenne alternanza tra il delirante senso di onnipotenza e la totale, straziante negazione del sè più intimo… un temperamento umorale assolutamente discontinuo ed eterogeneo, spesso in bilico tra il lasciarsi andare alla follia della mente e le costrizioni ancestrali del contesto sociale che ci vuole “inquadrati” in rigidi schemi comportamentali…una vera tortura, insomma!!! Ma l’essere consapevole che ci siano altri come noi è già di per sè una – seppur minima – consolazione, credo!

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