E’ così che passano gli anni, come quando vedi passare la camicetta rosa dietro all’oblò della lavatrice a gettoni.
Con quella casa che era piccina, e conteneva pochi pochissimi mobili, e non c’era nemeno la lavatrice. Allora bastava riempire due borse grosse di vestiti e biancheria, andare oltre il sottopassaggio alla lavaderia a gettoni: caricare e aspettare.
Mi ricordo che quella volta mi ero portata i libri da studiare per un esame, ma non sapevo che poi quell’ esame non l’avrei più dato. Mi squilla il telefono, Giulia ha trovato un inquilino, allora possiamo traslocare e andare in quell’altra casetta, un pochino più grande, e avremo anche la lavatrice.
Un trasloco preparato e fatto in pochi giorni: erano più lunghe le attese in lavanderia che il tempo di preparare il trasloco. Prelavaggio, risciacquo, centrifuga. Pochi scatoloni, tutto caricato in macchina una sera a mezzanotte, con il materasso sul tetto e la libreria legata sopra.
Poi ancora il tempo che ci metteva l’asciugatrice, prima di ridarmi tutti i panni caldi caldi. E la batteria della macchina scarica, e hai voglia allora a spingere una macchina con su tutti i nostri mobili e i nostri vestiti e le nostre aspettative. Ci abbiamo provato, però, finchè alle due non si è messo a piovere. Allora abbiamo slegato la libreria e riportato il materasso in casa, ci abbiamo dormito su così com’era umidiccio e senza lenzuola, vestiti.
E oggi mi squilla il telefono, è Giulia che è tornata dal viaggio di nozze, e le dico che mi sono reiscritta all’ università che mi manca ancora quell’esame, e lei mi dice che l’appartamento di fianco è vuoto e forse non costa tanto. Allora penso a quanto ci vorrebbe a svuotare questa casetta, a portare di sotto la lavatrice, e i soldi della caparra e togliere via dai vetri tutti i sogni che si sono spiaccicati nell’umido di questi giorni storti.
E un po’ mi viene da piangere perchè ci penso veramente, ma in fondo piangevo anche l’anno scorso. Anzi, meno di un anno fa, 13 Ottobre 2006.
E’ così che passano gli anni, meno di un giro di centrifuga fa. Vedi passare la camicetta dietro all’oblò e pensi che tu una camicetta rosa non l’hai mai avuta. Tiri fuori i panni e ti accorgi di aver colorato tutto con quella gonna rossa. Lavaggio sbagliato, boh, forse hai sbagliato anche casa.
Con quella casa che era piccina, e conteneva pochi pochissimi mobili, e non c’era nemeno la lavatrice. Allora bastava riempire due borse grosse di vestiti e biancheria, andare oltre il sottopassaggio alla lavaderia a gettoni: caricare e aspettare.
Mi ricordo che quella volta mi ero portata i libri da studiare per un esame, ma non sapevo che poi quell’ esame non l’avrei più dato. Mi squilla il telefono, Giulia ha trovato un inquilino, allora possiamo traslocare e andare in quell’altra casetta, un pochino più grande, e avremo anche la lavatrice.
Un trasloco preparato e fatto in pochi giorni: erano più lunghe le attese in lavanderia che il tempo di preparare il trasloco. Prelavaggio, risciacquo, centrifuga. Pochi scatoloni, tutto caricato in macchina una sera a mezzanotte, con il materasso sul tetto e la libreria legata sopra.
Poi ancora il tempo che ci metteva l’asciugatrice, prima di ridarmi tutti i panni caldi caldi. E la batteria della macchina scarica, e hai voglia allora a spingere una macchina con su tutti i nostri mobili e i nostri vestiti e le nostre aspettative. Ci abbiamo provato, però, finchè alle due non si è messo a piovere. Allora abbiamo slegato la libreria e riportato il materasso in casa, ci abbiamo dormito su così com’era umidiccio e senza lenzuola, vestiti.
E oggi mi squilla il telefono, è Giulia che è tornata dal viaggio di nozze, e le dico che mi sono reiscritta all’ università che mi manca ancora quell’esame, e lei mi dice che l’appartamento di fianco è vuoto e forse non costa tanto. Allora penso a quanto ci vorrebbe a svuotare questa casetta, a portare di sotto la lavatrice, e i soldi della caparra e togliere via dai vetri tutti i sogni che si sono spiaccicati nell’umido di questi giorni storti.
E un po’ mi viene da piangere perchè ci penso veramente, ma in fondo piangevo anche l’anno scorso. Anzi, meno di un anno fa, 13 Ottobre 2006.
E’ così che passano gli anni, meno di un giro di centrifuga fa. Vedi passare la camicetta dietro all’oblò e pensi che tu una camicetta rosa non l’hai mai avuta. Tiri fuori i panni e ti accorgi di aver colorato tutto con quella gonna rossa. Lavaggio sbagliato, boh, forse hai sbagliato anche casa.
Lo so che a volte non sembre perchè non lascio quasi mai messaggi… ma io ti leggo spesso e volentieri (e anche quel balordo di Spad…)… e questo post è davvero bello… non so mi ha quasi commosso…
Allora verrò a farmi fare i tarocchi ! (tanto io credo solo alle cose positive)
Era quasi tre anni fa. Anzi, tre anni fa.
si attraversava il naviglio pavese qualsiasi e c’era una lavanderia a gettoni. Il Bucolocale non conteneva nulla, si viveva di epedienti.
il Bucolocale era la mia ottava casa, cinque delle quali nella nativa città.
e poi…
e poi ho traslocato nella nona casa…
e vaffanculo a tutte le altre;)
io dico che da oggi hai anche una camicetta rosa, che non l’hai mai avuta ma adesso c’è e alle volte su un paio di jeans fa davvero un bell’effetto. e che te ne frega… non sempre le novità inaspettate son così brutte… ricominciare ci fa bene
guarda bene, ci sono anch’io in quella centrifuga. non so, mi si è attorcigliato lo stomaco, ma con l’odore di ammorbidente nel naso (di quelli che ti si appiccicano dentro e ti restan lì per tutto il giorno). e il 13 ottobre 2006… beh. io non piangevo ma avrei recuperato tutto dopo. chissà che ci aveva in testa, il mondo, quel giorno.