Affollamenti

Affollamenti
Stare sveglia fino alle cinque del mattino ,quando mi sono alzata alle sette e poi mi tocca bissare il giorno dopo.
Ecco, questo quando vivevo con i miei non accadeva. Che mi alzassi alle sette, intendo.
Sono in fase di esplosione creativa, e un po’ mi lascio perplessa da sola.
Mentre faccio una cosa, ne penso altre cinque. Raggiungendo vette di avulsione dalla realtà che mi lasciano un po’ perplessa.
Mi viene tutto facile, e continuo a domandarmi dove sia la fregatura. Mi prendo e mi rigiro tra le mani, e mi osservo. Perplessa.
Oggi ad esempio mi è caduto lo sguardo sullo specchio dorato di fronte a cui mi stavo lavando le mani, e anzichè guardare me ho guardato la statua di marmo con le braccine mozzate che si rifletteva alle mie spalle e ho pensato: povera, povera, povera te che non puoi più suonare. Poi mi sono guardata dritta negli occhi e mi sono detta, ehi, bambolina, cerca di riprenderti che qua butta male.
Ho dedicato una musica ad un vecchio estatico, che mi raccontava del suo viaggio in Finlandia. E dentro mi dicevo, come fa a saperlo lui della mia antica fissazione per la Finlandia… poi ho rimesso il limite, la sottile traccia di gesso per capire che stava parlando di sè, non di me. E mi sono concentrata sul fatto che devo confrontare le diverse versioni dell’Edda per capire in che accidenti di sottodialetto Norreno potrebbe essere quella cavolo di frase.
E dietro a quel piccolo confine mi sono chiusa tutta, rannicchiata, senza pensieri coerenti, finchè non è arrivato a farmi ombra sulla tastiera un gigante biondo visibilmente avvinazzato che ripeteva beautiful, beautiful, e mi ha rotto la magia, però mi ha fatto sorridere.
E quello che mi guardava tutto rapito: il mio volto espressivo, il gesto plateale, la sofferenza dell’anima che forza lo strumento per farsi arte. Sticazzi. Era solo mal di schiena, poi ho chiuso il coperchio e me ne sono andata via.

Ma in tutto ciò, quel che più mi turba è dover timbrare il biglietto sul tram. Chè dopo 15 anni di abbonamento sono stravolgimenti duri da metabolizzare, eh.

P.S. Non è vero che non scrivo più… faccio scrivere tutto alla mia creaturina

7 Responses »

  1. obliterare è un verbo fantastico ed è un reato che tu, avendo una delle rare occasioni per usarlo, ti sia rifugiata in uno squallido “timbrare” :-)

  2. BBBBRAVA!

    Sono orgogliosa di te.

    Amsterdam invece sti cazzi: in quel periodo 100 euro al giorno ina cazzo di stanza da 4!!!!!!!Ti rendi conto?

    Direi che pituttosti mi tiro una testata. Ma quando ti vedo?

  3. “timbrare il biglietto” ha tutta una sua poesia.

    soprattutto se una inizia a parlare troppo spesso di quando viveva da mammà.

    Dubita sempre dei biondi.

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