meglio di così non saremo mai
Ma è troppo tardi. Nel senso che è notte fonda, che gli occhi mi si chiudono e che oramai l’ho scritto.
Vado avanti.
Arrivata ad un punto di noia tale da dimenticarmi completamente dalla situazione, mi sono infolarmata tutta. Mettiamola così, mi sono fomentata. Si capisce meglio?
Tasto bianco tasto nero, nota bianca nota nera. Sentivo che mi scappava da ridere, dovevo essere uno spettacolo. E infatti, appena ho sganciato le braccia dalla tastiera è scattato un appaluso. Lungo, lungo, di tante persone, tutte insieme. E mi ha stupito, quasi imbarazzato. Poi la teatrante consumata si è alzata in piedi, accennando inchini a destra e manca e soffiando qualche bacio qua e là, il solito sorriso beffardo mentre pensavo:
"Ma cosa ascoltate, non era mica per voi, era solo per me, tutto per me. E’ mio, soltanto mio, è il mio tesssoro"
Questi attimi di magia che a me durano sempre troppo poco.
Da dietro il mio riparo sicuro di vasi natalizi che mi nascondono alla vista di chi entra, un coso coi capelli ispidi si è affacciato, attratto immagino dall’applauso, mi ha guardato stralunato, poi si è girato verso i suoi compari dicendo "oh, non è un disco, c’è una figa che suona…"