Ci sono quei giorni in cui succede tutto.
E allora mi ritrovo a camminare per Milano, con quattordici persone felici di sentirmi parlare di Mozart e del conte Firmian.
Quattordici persone che mi seguono in S.Marco, poi alla Scala, e via fino in via S.Andrea, e alla fine mi fanno l’applauso e mi stringono tutti la mano e tanti complimenti Signorina, che brava e che bella e tante buone cose.
E poi l’aperitivo con i colleghi, le frasi brillanti. Spiritosa, allegra, sempre in onda, sempre attiva.
Cosa hai fatto in questi giorni, sei radiosa, sei bellissima
Puella! Maddài, ti trovo davvero in forma! Ma vai in palestra? Fai yoga? Come fai a essere sempre così splendida?

Ci sono quei giorni in cui succede che corro trafelata a scuola, perennemente in ritardo,  e arrivo dai miei pulcini.
Loro così piccoli, con le manine appiccicose di pastelli a cera e marmellata davanti a quel pianoforte così grande.
E Puella vero che l’anno prossimo ci sei sempre tu? Se non io la Titti non la iscrivo, te la mando privatamente.
Puella, l’anno prossimo farai delle ore in più nell’altra sede, se ti va bene, se vuoi alziamo anche la paga, puoi?
Puella, a me non mi piaceva suonare, ma con te è più divertente.

Quei giorni in cui ti senti tanto indispensabile, e ti telefonano le amiche che non senti da tempo.
E ti telefonano ancora per dei nuovi lavori, perchè solo tu.
E il telefono continua a suonare, e gronda lodi, e richieste e pretese travestite da complimenti.
Puella ti ho raccolto le recensioni dell’ultimo concerto, passi a prendele.
Puella, abbiamo un’urgenza, serve quel lavoro per mercoledì. Sai, solo tu ci puoi salvare in questi casi.
Puella, quanto tempo, come va, come stai, ti sei laureata, stai sempre con lui.
Puella mandami i programmi per la prossima stagione. Intanto , potresti coprirmi una data, in luglio, un concertino tranquillo,scegli tu, sìsì benissimo anche Scriabin, quello che vuoi davvero.
Puella, le prove di sabato sono saltate, ci vediamo direttamente lunedì in studio di registrazione.

Ci sono quei giorni in cui faccio casino.
Le mani strette sulla sua giacca, il vento che mi sposta i capelli davanti alla faccia.
Un bacio forzato, un pugno sulla spalla, qualche lacrima.
- Io non metto ipoteche sul mio futuro, non ti ho mai detto che non l’avrei mai lasciata. Ma tu non puoi forzare così, non puoi mettermi sotto processo, non puoi dare a me tutte le responsabilità
- Io non ce l’ho con te, sono io che ho fatto casino, scusami, ma a volte…
- In un’altra situazione, lo sai… io ho perso la testa per te. Ma non posso buttarla fuori di casa, ora, dopo quattro mesi di convivenza, senza un valido motivo
- Io non sono un valido motivo
- Sì, lo sei, ma dammi tempo… davvero, mi stai facendo impazzire, non so cosa fare e tu non mi aiuti facendo così
- Ma io

Ma io sono innamorata.

E poi ci sono giornate come oggi. In balcone, al sole, a fumare l’ennesima sigaretta.
Il gatto che si struscia sulla mia caviglia, che senso di inutilità e insoddisfazione.
E nessuno che telefoni, oggi.
Un cazzo di nessuno che decida di farsi sentire, di farmi sentire ancora importante, ancora utile, anche per finta, come al solito.